La salute mentale non è un lusso, ma una necessità. Eppure, in Italia, è ancora considerata un tema secondario, quasi un optional.
Nell’Italia di oggi, dove l’innovazione tecnologica e il progresso scientifico sembrano dominare la scena, c’è un’ombra oscura che si allunga minacciosa sul benessere psicologico della popolazione: la sindrome di Bellarmino.
Cosa indica questa sindrome di Bellarmino?
La sindrome di Bellarmino, un termine evocativo, che rimanda alla figura del Cardinale che si rifiutò di guardare nel cannocchiale di Galileo, preferendo la sua “verità” soggettiva alla realtà oggettiva.
E proprio come il Cardinale Bellarmino, molti ancora oggi derubricano il disagio psicologico a una condizione di poco conto, un malessere generico e soggettivo che non merita attenzione rispetto a problemi più “concreti” come la salute fisica, lo sviluppo, l’apprendimento, il lavoro e le relazioni.
Ma la realtà è ben diversa. La salute mentale non è un lusso, ma una necessità fondamentale per vivere una vita piena e appagante. E ignorare il disagio psicologico, significa condannare individui e intere famiglie a una sofferenza inutile e a costi sociali incalcolabili.
Cosa possiamo fare?
I numeri parlano chiaro: i figli di genitori con problemi psicologici hanno una probabilità molto più alta di sviluppare disturbi a loro volta. Un adulto con disagio psichico ha un rischio maggiore di ammalarsi di malattie fisiche gravi. E questo non solo abbassa la qualità della vita, ma aumenta anche i costi per il sistema sanitario. Un malato fisico con problemi psicologici costa più del doppio rispetto a un malato senza disagio. Eppure, continuiamo a investire solo nella cura delle malattie fisiche, trascurando la salute mentale. La psichiatria si occupa delle malattie mentali gravi, la medicina dei problemi del corpo. Ma la psicologia? È relegata a un fatto privato, accessibile solo a chi se lo può permettere.
Cosa stiamo aspettando? Che i nostri figli stiano peggio, che finiscano in ospedale o facciano scelte sbagliate? Investire in una rete psicologica pubblica non risolverebbe tutti i problemi, ma sarebbe un primo passo fondamentale. Una politica che tenga conto delle indicazioni scientifiche e che smetta di girarsi dall’altra parte, come il cardinale Bellarmino di fronte al cannocchiale di Galileo.
Dobbiamo smettere di considerare il benessere psicologico come un lusso. È un diritto fondamentale per tutti, e un investimento necessario per il futuro del nostro Paese. Solo così potremo costruire una società più sana, più felice e più produttiva. La responsabilità non è solo delle istituzioni. Ognuno di noi può fare la differenza parlando di salute mentale e aiutandoci a vicenda.