Lavoro e straordinari in Italia: moltissimi dipendenti lavorano più delle ore stabilite dal contratto, ma i datori di lavoro non li pagano.
Quello dell’Italia è un vero e proprio fenomeno, meritevole di studi. Infatti da noi tantissime persone svolgono le proprie mansioni ben oltre l’orario di lavoro, ma non ricevono alcun corrispettivo per questo, altro che straordinari. Ecco il quadro generale di una situazione alquanto tragica.
Ogni contratto di lavoro ha un numero prestabilito di ore per cui il datore di lavoro paga i propri dipendenti. Quando queste ore vengono sforate e il lavoratore deve lavorare di più, teoricamente gli spetterebbero gli straordinari, ossia un compenso aggiuntivo allo stipendio base, proporzionale al numero di ore in più lavorate. Questo, purtroppo, per l’11% degli italiani avviene solo in teoria, perchè in pratica lavorano oltre l’orario dovuto senza ricevere alcun compenso.
A soffrire questa condizione sono ben 1 milione e 700.000 lavoratori, che regolarmente si fermano di più a lavoro oppure devono lavorare da remoto anche quando in realtà sarebbero in ferie. Questo è il caso dei giorni di riposo o dei weekend, quando un collega o il capo chiamano per assistenza o per risolvere un problema: anche questo è straordinario, checché ne dicano i datori di lavoro. Con questo sistema, con i “10 minuti extra” e le pause saltate, ogni settimana i lavoratori italiani lavorano mediamente 8 ore e mezza in più, che però non corrispondono ad uno stipendio più alto.
A rivelare questa situazione è l’ISTAT, che ha pubblicato i dati relativi al 2022. Dalla “Rilevazione sulle Forze di Lavoro” si nota anche una differenza lampante tra chi ha un titolo di studio e chi invece si è fermato prima. Infatti, solo il 6-10% di chi ha solo il diploma o la terza media si ferma a lavorare oltre l’orario di lavoro, mentre la percentuale sale al 19% quando si tratta di laureati. Altra distinzione evidente è quella tra giovani e meno giovani: gli ultra 50enni lavorano di più per il 12%, mentre solo il 6% dei giovani si presta a questo.
Analizzando la situazione lavorativa italiana viene da chiedersi come farebbero, tutte queste realtà, a far fronte ad eventuali modifiche sostanziali dell’orario lavorativo (come ad esempio la tanto chiacchierata settimana corta, agognata dai dipendenti). Analogamente, questo report mette sotto i riflettori la delicata necessità di lavorare degli italiani, che non si tirano indietro nemmeno di fronte al lavoro extra, pur di mantenere il posto di lavoro. Le aziende però dovrebbero probabilmente mettersi una mano sulla coscienza e dare a Cesare quel che è di Cesare, come minimo!
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