Allarme caldo in ufficio: la salute dei dipendenti è responsabilità dei datori di lavoro

Allarme caldo in ufficio: i datori di lavoro devono assicurarsi la salute dei dipendenti, ecco cosa fare se ti fanno soffrire il caldo.

L’estate è finalmente arrivata, e con gli interessi. Le temperature sono in aumento e scatta subito l’allarme caldo negli uffici: il datore di lavoro è tenuto a mantenere una temperatura che garantisca la salute dei dipendenti, altrimenti rischia grosso. Ecco cosa puoi fare se ti fa morire di caldo.

Allarme caldo in ufficio

Dopo dei primi passi alquanto stentati e incerti, l’estate è finalmente esplosa, e con lei le temperature. Da un decennio a questa parte il cambiamento climatico si fa sentire con sempre maggiore intensità, tanto che sta diventando un problema anche sul luogo di lavoro. A dirlo è la CGIL, che recentemente ha rilasciato un vademecum chiamato “Attenti al clima”, in cui mette in guardia sia i datori di lavoro che i dipendenti circa la gestione della temperatura mentre si lavora.

Dai dati riportati sul vademecum infatti si evince che il caldo torrido delle estati italiane ha un impatto fortissimo sul lavoro, sul benessere e sulla salute dei lavoratori. Dal 2013 al 2022 le ondate di calore sono aumentate del 94% rispetto al periodo che va dal 1986 al 2005, e l’impennata della colonnina di mercurio non passa certo inosservata. Ecco cosa dice il vademecum della CGIL riguardo gli obblighi dei datori di lavoro, e quali sono le azioni che invece possono fare i dipendenti insoddisfatti del proprio capo, in riferimento ovviamente alla gestione delle temperature.

Le responsabilità del datore di lavoro

Stando alla legge, tutti i datori di lavoro sono responsabili della salvaguardia della salute e della sicurezza dei lavoratori mentre questi svolgono le mansioni per cui sono assunti. Questo vuol dire che se in ufficio fa caldo, il datore di lavoro deve provvedere affinchè l’aria si rinfreschi in qualche modo (che sia con un condizionatore, un ventilatore o simili), per impedire un risvolto negativo in termini di salute dei suoi dipendenti. In alternativa, si fa sempre più strada tra i dipendenti (ma anche tra i datori di lavoro) l’idea di sfruttare lo smart working, almeno per i mesi estivi.

Questo permetterebbe infatti di evitare di passare ore in macchina, di spendere soldi per baby sitter e centri estivi per i figli, o semplicemente di preservarsi dallo stress che il caldo genera inevitabilmente. Anche i datori di lavoro ne sarebbero avvantaggiati, soprattutto dal punto di vista economico, poichè risparmierebbero sul prezzo dei condizionatori e dell’elettricità. Se nonostante il buonsenso però i dipendenti sono obbligati a lavorare in condizioni che ne penalizzano la salute, proporre soluzioni al problema oppure rivolgersi al proprio sindacato sono sicuramente le cose migliori da fare.