Crisi studenti lavoratori: un report spiega perchè in Italia chi studia e lavora contemporaneamente non riesce (quasi) mai a realizzarsi.
Quando non si hanno disponibilità economiche in grado di supportare la vita da studente semplice, si deve lavorare e studiare insieme, ma in Italia gli studenti lavoratori sono in crisi. Un report spiega come mai, nel nostro Paese, chi studia e lavora insieme non riesce quasi mai a realizzarsi.
Crisi studenti lavoratori
Quando si inizia un percorso universitario, l’ideale è affrontarlo concentrandosi unicamente su di esso e convogliando tutte le energie nello studio. Quando però si fa fatica ad arrivare a fine mese o la famiglia non riesce a supportare economicamente i figli studenti, c’è poco da fare, e si deve studiare e lavorare contemporaneamente. Solitamente, visto che lo studio occupa gran parte della giornata, gli studenti lavoratori fanno lavori come cameriere, pony pizza e simili, del tutto distanti rispetto al loro percorso di studi e solitamente privi di regolare contratto.
Dopo un primo momento di speranza verificatosi dopo la pandemia, quando tutto era più digitalizzato e non si richiedeva più, per un certo tempo, l’obbligo di presenza fisica alle lezioni, gli studenti lavoratori hanno intravisto una luce in fondo al tunnel, ma è durata pochissimo. Infatti, stando al report della Fondazione Di Vittorio, gli studenti lavoratori difficilmente riescono a realizzarsi, e in Italia non riescono quasi mai ad arrivare ai loro obiettivi, sia universitari che lavorativi. Ecco le cause principali.
Una situazione allarmante
La Fondazione Di Vittorio ha elaborato il “Report Studiare e Lavorare. Condizioni e aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori che frequentano l’università”, che lancia un vero e proprio grido d’allarme per questa categoria di persone. Gli studenti lavoratori in Italia sono il 17% degli iscritti alle università, ma per loro si fa ancora troppo poco: non ci sono lezioni registrate, esiste ancora la frequenza obbligatoria ed è difficilissimo per loro ottenere gli esami a distanza.
Le ripercussioni della precarietà dei lavori, della lentezza nel conseguimento della laurea e del continuo carico di stress mentale per sforzarsi di arrivare a fine mese e contemporaneamente andar bene all’università sono notevoli. Infatti il 75% degli studenti lavoratori italiani soffre di stress, il 34% di insonnia, il 29% di senso di isolamento, il 20% di depressione, il 13% di disturbi alimentari e il 3,5% ha affermato di usare sostanze stupefacenti regolarmente per riuscire a tenere insieme tutti i pezzi.
Quali sono le soluzioni da adottare quindi? Le propongono proprio gli studenti lavoratori: più materiale di supporto allo studio, aumentare le sessioni d’esame, modificare la modalità in presenza per gli esami, favorire la didattica mista e a distanza e tutor specifici per chi studia e lavora contemporaneamente. E’ forse chiedere troppo? In Italia, apparentemente, sì.