“La lista del Visconti”: così è stata battezzata la lista delle ragazze trofeo del liceo romano, ma le conseguenze fanno discutere.
Nel liceo Visconti di Roma un gruppo di ragazzi ha appeso in classe una lista contenente i nomi e i dettagli intimi delle ragazze con cui avevano avuto rapporti e relazioni nei 5 anni di liceo. La storia fa discutere, e lo fanno anche le punizioni date ai ragazzi, che forse sono un tantino leggere. Ecco cosa sta succedendo.
La lista del Visconti
La vicenda che ha visto protagonisti alcuni ragazzi del liceo Visconti di Roma sta facendo parlare l’Italia intera, e non certamente per esprimere complimenti. Gli studenti, arrivati all’ultimo anno di liceo, poco prima della fine della scuola hanno appeso in classe una lista delle loro conquiste tra le mura scolastiche, facendo nomi e cognomi e corredandoli di dettagli intimi e privati dei rapporti avuti. Si tratta senza ombra di dubbio di un fatto ignominioso, dove emergono molti dei problemi della società italiana attuale, primo tra tutti il patriarcato e la totale mancanza di rispetto per la privacy altrui.
A far discutere, oltre al fatto in sé, sono i provvedimenti che la scuola ha deciso di prendere nei confronti dei maturandi, che in molti giudicano troppo leggeri. Infatti, tutti hanno ricevuto un semplice 6 in condotta, che di fatto non ha compromesso la loro ammissione agli esami (come avrebbe fatto invece un 5), ma che influirà solamente sulla media finale. Inoltre, i ragazzi avevano ricevuto una sospensione di 6 giorni, che però era del tutto simbolica, visto che la scuola è ormai terminata, e la “pena” è stata trasformata nell’obbligo di prestare attività al Telefono Rosa.
Implicazioni, provvedimenti e conseguenze
Se da un lato la scuola si è resa conto della gravità della situazione, questa presa di coscienza non sembra riflettersi nei provvedimenti che ha poi dato ai ragazzi. Quanto possono realmente imparare, e quanto possono imparare altri che seguono questa vicenda, se i colpevoli se la cavano con una media più bassa e qualche giorno di lezioni extra? Anche la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha detto la sua, affermando che questo episodio “rivela l’entità del problema educativo che abbiamo di fronte” e che “la povertà educativa sempre più evidente e dilagante, deve interpellare innanzitutto le famiglie”.
In poche parole, la ministra scarica il barile sulle famiglie, non a torto, ma questa vicenda indica chiaramente che c’è qualcosa che non sta funzionando nel migliore dei modi nemmeno nelle istituzioni, dove il rispetto dei rapporti e del prossimo non ha il giusto rilievo nell’educazione degli studenti. Quello che serve è sì una maggiore educazione, ma anche una punizione commisurata alla gravità dei fatti commessi. Sul piano penale spetterà alle ragazze decidere se sporgere denuncia o meno, ma sul piano scolastico sicuramente il sistema non ha raggiunto l’obiettivo di maturità che i ragazzi avrebbero dovuto ottenere arrivati a questo punto della loro vita e della loro carriera scolastica.
Staremo a vedere come si evolveranno le cose, e se le ragazze decideranno di proseguire per vie legali oppure no: chiederanno giustizia o si minimizzerà l’accaduto etichettandolo come una “ragazzata”?