Vincent Van Gogh si tagliò l’orecchio. La storia ci ha sempre insegnato che fu a causa di alcuni disturbi psicologici, ma è realmente così?
L’artista olandese Vincent van Gogh (1853 – 1890) oramai è famoso in tutto il mondo non solo per le sue stupende opere d’arte ma anche per la sua storia turbolenta. Eppure aveva l’incredibile capacità di anticipare il gusto dei tempi. I suoi quadri più celebri sono i girasoli, il mandorlo in fiore e la notte stellata. Nonostante le sue incredibili doti la sua vita fu molto difficile. Vediamo insieme i dettagli meno conosciuti.
Per tutta la vita Van Gogh fece fatica a mantenersi, beveva molto e soffriva di una misteriosa malattia, probabilmente di natura mentale genetica. Uno degli avvenimenti più eclatanti della sua vita avvenne il 23 dicembre 1888 quando “di dice” che il pittore si tagliò l’orecchio sinistro. Dell’assenza del suo orecchio volle addirittura raccontarlo in un suo autoritratto del 1889. Nel quadro la ferita bendata compare a destra e non a sinistra, il motivo è perché l’opera fu eseguita davanti a uno specchio.
La domanda delle domande, che ogni appassionato si pone è il perché di questo gesto, così doloroso. Non è facile rispondere, ma dal Museo van Gogh di Amsterdam hanno provato a fare delle ipotesi, ricostruendo la vicenda con tutti i dettagli oggi disponibili. Un’ipotesi possibile è che il gesto fosse una drastica reazione ai sintomi di una malattia, la sindrome di Mèniére, che colpisce l’orecchio e provoca vertigine, nausea e problemi di udito. La storia inizia nell’autunno del 1888, quando Vincent si trovava nella città di Arles, nel Sud della Francia. Lavorava e viveva all’interno della famosa “Casa Gialla”, che è anche al centro di un suo dipinto. Insieme a lui, come ospite, c’era anche un altro artista, Paul Gauguin. Secondo quanto ricostruito, pare che tra i due ci fosse un rapporto particolarmente stretto, che nel tempo si complicò sempre di più.
La sera del 1888 in cui van Gogh si tagliò l’orecchio i due artisti avevano litigato pesantemente. Fu allora che la misteriosa malattia di van Gogh si manifestò, cominciò ad avere allucinazioni e degli “attacchi” durante i quali perse conoscenza. Durante uno di questi momenti, usò il rasoio per tagliarsi l’orecchio. Dopodiché poi lo incartò e lo consegnò a una donna, probabilmente una prostituta in un bordello poco lontano.
La mattina dopo arrivò la polizia, lo trovò in casa e lo portò in ospedale. Un medico chiamato Felix Ray lo visitò, confermando che non restava nulla dell’orecchio attaccato alla testa. Addirittura esiste uno schizzo del medico che riporta la mutilazione. Gauguin mandò subito un telegramma al fratello di Vincent, Theo, che prese il primo treno per stare accanto a lui. Vincent riprese conoscenza solo dopo una settimana di convalescenza. Quando si svegliò ricordava pochissimo dell’accaduto e non voleva parlare della sua malattia. Quando il fratello gli chiese cosa gli fosse successo, rispose che aveva avuto “un semplice attacco di follia d’artista”.
Le domande sull’accaduto sono davvero tante. Per esempio, chi chiamò la polizia? Quando chiesero a Gauguin cosa fosse successo le sue risposte furono frammentante e non precise, eppure lui era lì presente. Altro fatto strano è che scappò subito via e tornò a Parigi. Inoltre, dove ha avuto la forza di portare l’orecchio a una donna se il taglio gli provocò una perdita di sensi per un’intera settimana? Infine se non ricordava nulla di quanto accaduto perché disse che fu un semplice attacco di follia? Stava forse coprendo qualcuno o qualcosa?
Purtroppo che avesse dei problemi psicologici non ci sono dubbi, molto probabilmente erano genetici e persino una delle sue sorelle fu ricoverata per disturbi della psiche. Eppure sull’accaduto di quel dicembre molte cose non tornano ancora ad oggi. Vincent dovette vivere il resto della vita con la paura che gli attacchi si manifestassero in modo imprevedibile, costituendo un costante pericolo per la sua salute. Ma fu indotto a pensare che fosse colpa sua o lo era realmente? Tanto che questa “febbre mentale o nervosa, o malattia, o follia”, come lui stesso provava a definirla, non è stata individuata nemmeno oggi.
Risposte certe ancora non ce ne sono. Secondo gli esperti, però, il fatto di aver vissuto e lavorato accanto a un artista famoso come Gauguin non lo ha aiutato. L’artista olandese sentiva una enorme pressione performativa, e l’idea che il collega e amico potesse andarsene di casa, lasciandolo, deve aver aggravato la cosa. Qui resta un altro dubbio da risolvere, ovvero questa relazione tossica che si era creata tra i due era causata dai problemi psichici oppure oltre all’amicizia c’era altro che all’epoca non poteva essere rivelato?
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