Elon Musk vince ancora una volta e salva una vita. Questa storia commovente, fa immediatamente il giro del mondo.
Elon Musk, visionario e pioniere, si impegna costantemente per superare i limiti della tecnologia. Con audacia e determinazione, affronta sfide ambiziose per innovare e avanzare nel campo tecnologico, ispirando il mondo con il suo spirito intraprendente e la sua incessante ricerca di progresso. Scopriamo l’ultima sfida vincente che ha fatto il giro del mondo.
“Cento giorni di trionfo“, così ha descritto Elon Musk il periodo trascorso dall’impianto del primo microchip sviluppato da Neuralink in un essere umano. La società specializzata in interfacce cervello-computer ha riportato i progressi ottenuti durante questo lasso di tempo attraverso il monitoraggio del chip impiantato nel paziente zero, Noland Arbough.
Una serie di sensori denominati “Stentrode” vengono inseriti nei vasi sanguigni fino a raggiungere la parte superiore del cervello. Questi sensori sono controllati a distanza tramite il “Synchron Switch“, un ricevitore wireless impiantato sotto la pelle del torace, che digitalizza gli impulsi cerebrali e li trasmette a dispositivi come computer, tablet e smartphone, consentendo così di attivare comandi motori con il pensiero.
L’interfaccia cervello-computer è completamente impiantabile, invisibile esteticamente e progettata per consentire alle persone di controllare dispositivi informatici o mobili. “Queste interfacce hanno il potenziale di migliorare significativamente la vita delle persone. Vogliamo rendere questa tecnologia accessibile nelle case di tutti”, afferma Neuralink.
L’obiettivo degli scienziati di Neuralink è di restituire l’autonomia alle persone affette da tetraplegia attraverso il chip impiantato. Inoltre, attraverso il monitoraggio del paziente zero, si cerca di garantire che l’uso di questa tecnologia all’interno del cervello umano sia sicuro e benefico nella vita di tutti i giorni. “Valuteremo le prestazioni del paziente da remoto e quantificheremo i benefici, registrando la durata dell’uso indipendente e valutando il suo impatto sulla qualità della vita dei partecipanti”, afferma Neuralink.
Il ventinovenne Noland Arbough è stato il primo paziente a ricevere l’impianto del chip nel cervello. A distanza di 100 giorni dall’operazione, Arbough afferma: “Mi permette di vivere secondo i miei ritmi, senza bisogno di assistenza. Avere il chip è come avere un lusso extra che mi ha consentito di svolgere attività che non riuscivo a fare da 8 anni. La cosa più conveniente è che posso utilizzarlo comodamente sdraiato nel mio letto. Il chip mi ha aiutato a riconnettermi con il mondo, con amici e familiari, e mi ha dato la possibilità di fare nuovamente cose da solo, senza dipendere dagli altri giorno e notte”.
Arbough partecipa alle sessioni di ricerca per un massimo di 8 ore al giorno, e durante i fine settimana l’utilizzo personale e ricreativo può superare le 10 ore al giorno. Nell’ultima settimana, ha impiegato il dispositivo per un totale di 69 ore: 35 ore durante sessioni strutturate e altre 34 ore per scopi personali.
Durante queste sessioni, le performance del Link vengono valutate, e più alto è il numero di bit al secondo (Bps), migliore è il controllo del cursore. Durante la prima sessione, Arbough ha stabilito un nuovo record mondiale per il controllo del cursore tramite un’interfaccia cervello-computer, con 4,6 Bps. Successivamente ha raggiunto 8 Bps e sta attualmente cercando di superare i punteggi degli ingegneri di Neuralink utilizzando un mouse.
Elon Musk continua a dimostrare il suo impegno nel migliorare la vita umana attraverso la tecnologia. La storia commovente del primo chip impiantato da Neuralink evidenzia il potenziale rivoluzionario di tali innovazioni nel restituire autonomia e speranza.
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