Devi essere pagato anche per il tempo impiegato ad indossare la divisa da lavoro: ecco cosa dice la legge

Divisa da lavoro e stipendio, secondo un aggiornamento di legge vanno di pari passo. Il tempo per indossare gli abiti imposti va pagato.

divisa da lavoro
divisa da lavoro – palidoronews.it

 

Il cosiddetto tempo tuta, inteso come il tempo che il dipendente impiega per indossare e dismettere adeguatamente la divisa aziendale, va ricompreso. Questi andrebbe proprio incluso nell’orario di lavoro quando indispensabile a conformarsi al potere del datore di lavoro. Una curiosa novità che cambierà molte cose. Vediamo insieme i dettagli.

Divisa da lavoro, il tempo per indossarlo va pagato

Chiaramente per divisa da lavoro non si intende un abito qualunque. Si fa riferimento a un chiaro abbigliamento che, imposto dall’azienda, dev’essere indossato solo sul posto di lavoro. L’abbigliamento, inoltre identifica il proprio ruolo all’interno dell’attività. Vediamo il recente provvedimento emesso dalla Corte di Cassazione.

Tutto è nato con un caso che ha creato un precedente. I dipendenti Tizio, Caio e Sempronio (i nomi non possiamo rivelarli) decidono di ricorrere giudizialmente per veder riconosciuta la retribuzione loro spettante per il tempo impiegato per la vestizione e svestizione delle divise aziendali.

Il datore di lavoro, infatti, aveva richiesto ai dipendenti di indossare la divisa nel corso dello svolgimento della mansione lavorativa ma di indossare la stessa nei locali aziendali prima di timbrare il cartellino di inizio turno. Allo stesso modo, la divisa doveva essere tolta al termine della prestazione. La Cassazione ha ritenuto che la richiesta dei dipendenti degna di essere valutata e accolta.

Perché la Cassazione è favorevole a pagare il tempo per vestirsi sul lavoro

la divisa va nella busta paga
la divisa va nella busta paga – palidoronews.it

 

La Corte di Cassazione, sezione Lavoro, ordinanza 5 dicembre 2023, n. 33937 ha ribadito l’eterodirezione del tempo impiegato dal dipendente per indossare e dismettere la divisa di lavoro. Per eterodirezione deve intendersi l’indispensabile soggezione del dipendente al potere del datore, da un punto di vista organizzativo, direttivo e di controllo.

Secondo gli Ermellini, l’eterodirezione può essere desunta non solo da un’esplicita disciplina d’impresa, ma può anche rinvenirsi alla stregua di elementi impliciti dalla specifica funzione e natura assunta dagli indumenti di lavoro che, per questo motivo, sono diversi da quelli utilizzati o utilizzabili nella quotidianità del dipendente.

Sulla stessa scia anche la giurisprudenza ormai consolidata (Cass. 1252/2016 e 16604/2019) e per cui la divisa necessariamente richiesta al dipendente sul luogo di lavoro può trovare ragione nelle regole di igiene necessarie da osservarsi per la prestazione lavorativa. In altre parole, se la divisa è imposta dal datore di lavoro, questa automaticamente fa parte delle mansioni lavorative, dunque il cartellino va timbrato prima di indossarlo e non dopo.

 

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