In Italia è allarme rosso di anoressia infantile: la storia di Maria Beatrice potrebbe essere quella di chiunque, attenzione.
L’anoressia è una malattia che è stata riconosciuta come tale solamente in tempi recenti, e di cui purtroppo soffrono sempre più bambini, anche in età scolare. Ecco la storia di Maria Beatrice, che a 13 anni non voleva più vivere, e che potrebbe essere la figlia di chiunque di noi.
La storia di Maria Beatrice
Maria Beatrice è una ragazza di 13 anni quando, nel 2020, in piena pandemia, dice alla madre, in modo pacato e lucido, di non voler più vivere. “Io credo, mamma, che dopotutto 13 anni siano sufficienti per aver vissuto”, queste le parole che la ragazza ha rivolto alla madre, e che hanno aperto un vero e proprio inferno per tutta la sua famiglia. Da quel momento sia Maria Beatrice che sua madre, che a testimonianza della sua storia ha scritto un libro manifesto di questa malattia, hanno toccato il fondo e sono lentamente risalite, non senza difficoltà e bastoni tra le ruote.
Maria Beatrice è stata a un passo dalla morte per ben tre volte, e solamente grazie al supporto della sua famiglia, dei medici e della sua forza di volontà è riuscita ad uscire da questo incubo, ma come lei tantissimi altri giovani vivono la stessa dinamica, a volte, purtroppo, con un epilogo ben diverso. Quella di Maria Beatrice è la storia di una ragazza che potrebbe essere la figlia, la sorella o la nipote di tutti, perchè l’anoressia infantile in Italia non fa sconti, e può colpire indistintamente maschi, femmine, giovani di famiglie povere o agiate, e bisogna sempre fare attenzione ai primi, allarmanti segnali.
Anoressia infantile in Italia
L’anoressia in Italia è la prima causa di morte tra i giovani, preceduta solamente dagli incidenti stradali. Stando agli ultimi dati, oggi una persona su tre soffre di disturbi dell’alimentazione, e il 70% sono preadolescenti e adolescenti. Tra tutti i disturbi dell’alimentazione l’anoressia è la più pericolosa, perchè seppur rappresenti solo l’8% del totale, è quello che genera più morti, principalmente attraverso il suicidio. Quello che controbilancia questi dati allarmanti, è che l’anoressia ha anche un’altissima percentuale di guarigione, purchè le cure abbiano inizio entro i 2 anni dall’insorgenza della malattia.
I dati più preoccupanti riguardano l’età in cui i giovani iniziano a soffrire di anoressia, che attualmente si è abbassata al di sotto degli 8 anni, con una percentuale del 30% sul totale. Quello che le famiglie possono fare per proteggere i propri figli da questo demone è parlare, instaurare un dialogo efficace e che faccia capire ai ragazzi e alle ragazze che non sono sbagliati. La tempestività delle cure purtroppo non è supportata dal sistema sanitario nazionale, poichè attualmente sono solo 135 le strutture che in Italia si occupano di anoressia, e meno della metà accettano pazienti al di sotto dei 14 anni di età. Quante altre Maria Beatrice dovranno esserci prima che le cose cambino?