Un nuovo capitolo nella storia climatica del pianeta si sta scrivendo, e i primi segni sono tutt’altro che rassicuranti.
Il limite critico di 1,5°C di riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale è stato superato, e i dati parlano chiaro: marzo 2024 ha segnato il suo triste record come il mese più caldo di sempre. Cosa significa questo? Che stiamo entrando in una nuova era climatica, un territorio inesplorato dove le conseguenze per il nostro pianeta e per la nostra stessa sopravvivenza sono ancora da definire.
La situazione è grave
Dall’inizio dell’anno, le osservazioni globali hanno confermato la preoccupante tendenza: le temperature stanno raggiungendo livelli mai visti prima. A Bamako, capitale del Mali, il termometro ha sfiorato i 43°C, un record che ha avuto un impatto devastante sulla popolazione locale, soprattutto durante il Ramadan, il mese sacro per la maggioranza musulmana del paese. Gravi disidratazioni e colpi di calore hanno colpito duramente le persone, causando un aumento esponenziale delle emergenze sanitarie, tra cui insufficienze renali ed epatiche e addirittura casi di encefalopatia.
In soli quattro giorni, l’ospedale più grande di Bamako ha registrato un numero di decessi pari a quello che normalmente si osserva in un intero mese. Anche i servizi funerari sono stati messi sotto pressione, con una domanda di sepolture che ha raggiunto picchi mai visti prima.
I danni non riguardano solo l’uomo
Non sono solo gli esseri umani a soffrire di questi cambiamenti climatici. Gli ecosistemi terrestri e marini stanno mostrando evidenti segni di sofferenza. Le barriere coralline, patrimonio naturale inestimabile, stanno subendo un processo di sbiancamento allucinante, sintomo di un grave stress ambientale. Allo stesso modo, il Rio delle Amazzoni, il polmone verde del pianeta, ha toccato il livello più basso mai registrato, mentre l’estensione del ghiaccio marino antartico è diminuita fino a raggiungere le dimensioni più piccole mai osservate.
Questi non sono i segnali di un “nuovo normale”, ma piuttosto di un viaggio verso l’ignoto, come sottolinea Clair Barnes del Grantham Institute. La strada che ci attende è incerta, ma una cosa è certa: non possiamo più rimanere inerti di fronte a questa crisi climatica. Dobbiamo agire, e farlo subito.
Il tempo è prezioso, e ogni giorno che passa ci avvicina a un punto di non ritorno. Abbiamo il dovere di tutelare il nostro pianeta per le generazioni future, di adottare stili di vita più sostenibili e di spingere i governi ad agire con urgenza e decisione. La posta in gioco è troppo alta per rimanere passivi.