Il congedo di paternità in Italia permette ai padri di partecipare attivamente alla crescita dei propri figli: ecco com’è la situazione.
Il congedo di paternità viene richiesto sempre più frequentemente, e l’Italia inizia finalmente ad adeguarsi ai tempi che cambiano, ma ancora rimane molto da fare. Ecco com’è la situazione nel nostro Paese e cosa dicono gli ultimi dati.
Leggi e tempi che cambiano
Sembrano lontani secoli i tempi in cui la cura dei figli era appannaggio esclusivo della donna. Viviamo in un mondo che si dice evoluto, che celebra la donna e la parità di genere ma che poi non traduce queste buone intenzioni in leggi che garantiscano a tutti pari diritti. Infatti nel nostro Paese esiste ancora una forte disuguaglianza di trattamento tra uomini e donne e tra padri e madri, a livello legislativo. Specialmente nella sfera familiare, in cui entrambi devono partecipare attivamente, le leggi non rispecchiano i tempi che stanno cambiando.
Il congedo parentale si inserisce perfettamente in questo discorso, poichè in Italia sta lentamente crescendo di importanza, e sta finalmente andando nella direzione giusta. Si tratta di uno strumento non per “aiutare le mamme”, ma per permettere ai papà di essere presenti in un momento cruciale della vita dei propri figli. Non si tratta di uno svantaggio per gli uomini, ma bensì di un traguardo da raggiungere. Madri e padri devono e vogliono partecipare in egual misura alla vita dei figli, ma per farlo hanno bisogno di supporto da parte della legge.
Attualmente ogni padre lavoratore dipendente ha 10 giorni di congedo obbligatori e 1 facoltativo, e può usare il congedo tra i due mesi precedenti il parto e i 5 mesi successivi. Per ottenere il congedo, il papà deve presentare la domanda al proprio datore di lavoro e indicare i giorni di assenza, ma purtroppo il congedo è ancora unicamente appannaggio dei lavoratori dipendenti.
Congedo di paternità in Italia
In Italia la situazione sta migliorando, e a dirlo è il report che Save the Children ha elaborato per la Festa del Papà. Questo studio è stato realizzato partendo dai dati INPS, e ha evidenziato un aumento del numero di padri che usufruiscono del congedo di paternità: nel 2013 solo il 19,26% ha usufruito del congedo, mentre nel 2022 la percentuale è salita al 64,02%. Stando al report, la figura tipo del papà che richiede il congedo di paternità è un uomo con più di 30 anni, che vive al Nord e lavora in un’impresa di medie-grandi dimensioni, ha un lavoro stabile e un reddito medio-alto.
Questo dato, seppur confortante se rapportato al passato, evidenzia un’importante disparità regionale: alcune province del Nord (Bergamo, Lecco, Treviso, Vicenza e Pordenone) toccano picchi superiori all’80%, mentre al Sud e nelle isole (Crotone, Trapani, Agrigento e Vibo Valentia) si scende sotto al 30% la percentuale di padri che richiedono il congedo. Altrettanta disparità c’è nell’età dei papà, poichè quelli più giovani (tra i 30 e i 49 anni) usufruiscono del congedo molto più di quelli più avanti con l’età.