Per combattere il cambiamento climatico si può estrarre acqua potabile dall’aria: non è fantascienza, ecco come.
Il cambiamento climatico sta impattando sempre più violentemente sulle nostre vite, e in modo molto più veloce e repentino di quanto fosse possibile prevedere. Per farvi fronte, visto che l’acqua sarà una delle risorse di cui si avrà maggiormente bisogno, si tornerà ad estrarre l’acqua potabile dall’aria, come si faceva in antichità.
Un bene prezioso
L’acqua è un bene prezioso sia per l’uomo che per il pianeta, e stando ai dati rilasciati dall’UNICEF, purtroppo ancora più di 2 miliardi di persone non hanno un accesso adeguato all’acqua potabile. La cosa preoccupante è che con il surriscaldamento globale, questa situazione peggiorerà nel prossimo futuro. Infatti fenomeni come siccità, inquinamento, scioglimento dei ghiacciai e l’esaurimento delle fonti idriche attuali metteranno a rischio le risorse d’acqua della Terra.
Gli studiosi hanno scavato nel passato per trovare una soluzione al problema, che potrebbe arginare la mancanza di acqua nei prossimi anni: estrarre l’acqua potabile dall’aria tramite delle reti che catturano la nebbia. Si tratta, in parole povere, di pannelli speciali che assorbono l’umidità della nebbia e la raccolgono, per poi fornire la materia prima per trasformarla in acqua potabile. Vediamo in cosa consiste il processo.
Acqua potabile dall’aria
Questa tecnica era utilizzata dagli Inca e da altre popolazioni in giro per il mondo, e in un momento storico così critico, gli esperti pensano che possa aiutare a sostenere le comunità che hanno un accesso limitato all’acqua potabile. Sulla rivista Nature si legge che “esistono già diversi sistemi disponibili in commercio. Nelle regioni montuose e nebbiose, è possibile gettare una rete per raccogliere l’acqua da ammassi nuvolosi in continuo movimento”.
Queste macchine si chiamano “generatori di acqua atmosferica” e sono in grande espansione in Asia meridionale, dove molte popolazioni hanno carenza di acqua potabile e dove molte aziende vogliono trovare soluzioni ecosostenibili per gli approvvigionamenti idrici di cui hanno bisogno per lavorare. La conseguenza del loro utilizzo è anche un minor utilizzo di bottiglie di plastica.
Nello specifico, un pannello in grado di generare acqua potabile costa attorno ai 2.000 dollari e ha un’aspettativa di vita fino a 15 anni. Con i ritmi attuali un singolo pannello può produrre fino a 5 litri di acqua al giorno, e attualmente ne fanno un largo uso le popolazioni Navajo in Arizona e New Mexico. Per ora la quantità di acqua prodotta non è sufficiente a far fronte al fabbisogno di tutti coloro che la necessitano, ma con i passi avanti che la tecnologia sta facendo, non è utopico pensare (e sperare) che nei prossimi anni si troveranno soluzioni più funzionali.