L’aumento di stipendio è stato approvato dal CdA, e poi i membri dello stesso consiglio d’amministrazione hanno provveduto ad aumentarsi lo stipendio, e l’incremento parte retroattivamente dal primo novembre 2022. Uno schiaffo alla povertà e alle condizioni economiche di milioni di lavoratori che non è passato inosservato ai Sindacati, ma che poco hanno potuto fare, o potranno fare, per far tornare Cupertino sui suoi passi.
Perché il rettore ha spiegato molto pacatamente che questa possibilità gli è concessa dalla Legge. Infatti, proprio come un altro collega che aveva effettuato la stessa manovra (ma poi ha rinunciato) l’aumento di stipendio è concesso da “un Dpcm che vale per tutte le università pubbliche. Il Dpcm spiega che è diritto di chi ha delle responsabilità avere un compenso adeguato“. Tra l’altro il compenso scelto non è nemmeno il massimo consentito, anzi Cupertino ha precisato che ha scelto la “tariffa” più bassa.
Cgil Puglia ma anche altri lavoratori del Politecnico si sono dimostrati scioccati e sconvolti dalla decisione presa da Cupertino, che rappresenta qualcosa di “fuori da ogni contesto sociale, politico ed economico di quel che vive il Paese“, come dichiarato appunto dal Sindacato.
Fatto sta però che nonostante l’invito a un ripensamento, probabilmente Cupertino si guadagnerà il suo stipendio d’oro, lecito, alla faccia di tutti quelli che sono assunti in forma precaria (nella scuola e non) e a tutte quelle famiglie che non riescono più a fare la spesa o a pagare le cure mediche, accontentandosi di social card prepagate, pacchi di beneficienza donati dalla Caritas e sconti irrisori in bolletta.