Quand’è che rischiamo il licenziamento in tronco dal posto di lavoro? Ecco cosa dice la legge a questo riguardo.
In un momento di crisi economica e di rincari dei prezzi è meglio tenersi stretto il proprio posto di lavoro. D’accordo, i numeri dell’occupazione sono una delle poche cose positive: secondo i dati Istat a ottobre 2023 il numero degli occupati è aumentato infatti di 265 mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ma naturalmente i buoni segnali sul fronte del lavoro non sono certo di grande consolazione quando ci si deve ingegnare per trovare una nuova occupazione, con tutte le incognite del caso. Meglio quindi non andare in cerca di guai sul posto di lavoro. Può essere utile allora cercare di capire cosa prevede la legge e quando rischiamo di essere licenziati in tronco dal nostro datore di lavoro.
Cominciamo col dire che il licenziamento in tronco può scattare per l’abbandono del proprio posto di lavoro, ma solo se ricorrono alcune condizioni. Come prima cosa bisogna capire cosa vada inteso come abbandono del posto di lavoro, vediamo cosa dice la legge.
Con l’espressione “abbandono del posto di lavoro” viene indicata una assenza prolungata di cui il dipendente non ha dato alcun preavviso al datore di lavoro e durante la quale si è reso irraggiungibile senza rispondere a messaggi e telefonate. Meno grave invece la situazione quando ci si allontana dal luogo di lavoro per periodi meno lunghi. In questo caso si parla semplicemente di allontanamento. È il caso classico del lavoratore che prolunga oltremodo la pausa caffè, ben al di là del tempo previsto dal contratto di lavoro.
C’è poi da considerare che anche le mansioni e le responsabilità nella gerarchia lavorativa contano: un conto sono le potenziali conseguenze se ad allontanarsi a lungo e senza preavviso è un semplice operaio, un altro conto se invece a farlo è un dirigente o un responsabile della sicurezza. In sostanza se l’assenza di un lavoratore è causa di disagi, rallentamenti o perfino incidenti nel corso dell’attività lavorativa di un’azienda, il datore di lavoro avrà la facoltà e il diritto di licenziare il lavoratore.
Se l’assenza è breve e non danneggia nel suo insieme l’azienda di solito non scatta il licenziamento in tronco. Prolungare di una decina di minuti la pausa caffè in genere non ha conseguenze serie, salvo che questo comportamento non si ripresenti regolarmente. Se il datore di lavoro venisse a conoscenza del fatto che un suo dipendente si allontana sistematicamente dal suo posto di lavoro anche per brevi periodi, ma con costanza, tutti i giorni, ecco che in questo caso potrebbe licenziarlo.
Quando i comportamenti sono episodici e meno gravi solitamente i provvedimenti sono di tipo pecuniario: multe inflitte al dipendente per “compensare” il suo comportamento scorretto senza però andare a incrinare il rapporto lavorativo (a condizione che corregga le sue mancanze nei confronti dell’azienda).
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